Il vuoto
“Il buio, il vuoto, il nulla: sono metafore di una dimensione ancestrale in cui la vita si ri-partorisce” Raffaele Morelli
La quiescenza non è meramente un manifestarsi fisico, un intermezzo nel fluire di azioni. Essa è un’atmosfera mentale, una profonda esperienza che ci lega a concetti filosofici profondi come il vuoto e l’assenza.
Quando ci concediamo al riposo, ci immergiamo in uno stato che può apparire vuoto o privo di attività, ma che in realtà è pregnante di significati e potenzialità.
Il riposo è frequentemente associato al vuoto, a un intervallo nel tumulto incessante dell’azione. Tuttavia, il vuoto non è mai puramente vuoto, ma rappresenta lo spazio in cui ogni possibilità può germogliare. Il vuoto non è assenza, ma piuttosto un campo di potenzialità infinite, fornendo il substrato necessario per la creazione e la trasformazione. Analogamente, nel riposo, troviamo le condizioni per il rinvigorimento e il rinnovamento.
L’assenza, come il vuoto, può sembrare negativa a un primo sguardo. Tuttavia, l’assenza non suggerisce una mancanza, bensì la possibilità di una presenza differente. Nel riposo, l’assenza di attività non è una carenza di significato o rilevanza. Al contrario, è un’opportunità per nuove forme di presenza.
In una società che perpetuamente valuta l’azione, l’efficienza e la produttività, il riposo può sembrare un lusso o addirittura uno spreco. Ma se concepiamo il riposo come un’esperienza del vuoto e dell’assenza, possiamo incominciare a percepire il suo autentico valore. Il riposo ci offre un’opportunità per far emergere nuove idee, per rinnovare la nostra energia, per riconnetterci con noi stessi in modi che l’azione incessante può ostacolare.